La mia professione ti porta ad incontrare tante persone con differenti profili, ambizioni e motivazioni.
Oggi mi è capitato di incontrare a colloquio una persona con caratteristiche “antiche”, quasi fuori moda.
L’ho incontrata per una selezione che sto gestendo per un’azienda molto conosciuta del territorio che è ambita, apprezzata anche nelle sue peculiarità: ambiente di lavoro sereno, contesto familiare ma manageriale, rispetto e correttezza nelle relazioni interne ed esterne, trend di crescita costante in Italia e all’estero.
L’azienda inoltre è vicinissima alla sua abitazione.
Lui sta lavorando nello stesso contesto da dodici anni, contesto in forte crisi che ha perso quasi un terzo della popolazione aziendale e che sta affrontando un concordato.
Vista così, ho fatto bingo!
E invece no. I legami che in questi dodici anni si sono creati all’interno della sua azienda, la sensazione di appartenere a una famiglia, lo fanno titubare molto.
Non avrebbe nessun dubbio nel passare nella nuova realtà se fosse disoccupato, la conosce e ritiene sia un’occasione forse irripetibile, ma lasciare la sua azienda essendo l’unico riferimento della sua area, lo sente come un tradimento, come abbandonare troppo presto la barca che affonda.
È combattuto e titubante. Ci siamo lasciati con un weekend di riflessione e l’impegno di risentirci il lunedì e capire cosa prenderà il sopravvento.
Se vogliamo analizzare in maniera completamente oggettiva, dietro a questa titubanza ci sta altro: una personalità con una bassissima propensione al rischio? Con una necessità molto forte di relazioni stabili e non giudicative? Che è spaventata dall’incerto e dal dover rimettere mano alla propria competenza?

Approfondisci l’argomento leggendo l’articolo “Bisogna accettare la sfida”
Sicuramente si, ma io voglio mettermi anche un paio d’occhiali romantici. Mi ha colpito la sincerità con la quale mi ha espresso i suoi dubbi legati alla volontà di non abbandonare i colleghi, “se me ne vado, come fanno?” , la sua disponibilità anche a cambiare in parte il suo ruolo per sopperire ad una recente dimissione senza il minimo problema, senza risentimento, assumendo compiti nuovi e diversi dalla sua esperienza.
Le persone timide, quelle che non emergono, che non chiedono ma si prestano, spesso non vengono abbastanza valorizzate.

Sono però la struttura, la stabilità e l’impalcatura delle organizzazioni. Il loro ruolo è fondamentale. Oggi me ne sono ricordata. Anche solo per questo, ringrazio questa persona che mi ha accompagnato in un sabato mattina lavorativo, che lunedì mi comunichi di voler andare avanti oppure no…